Christmas’ rapsody: quando la tradizione stupisce e incanta
“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri” questa di Gustav Mahler la frase citata dal Sindaco Stefania Bonaldi nei suoi saluti iniziali. Il concerto di Natale ormai è un appuntamento che caratterizza il tempo delle festività natalizie, che ci fa sentire il calore di casa perché rievoca luci, colori e suoni ma giustamente la vera tradizione è saper vivere ogni volta con rinnovato ardore, alimentando quel fuoco cangiante che affascina e incanta. E dunque come da una magica fucina la fantasia e l’abilità del direttore Eva Patrini estrae opere mirabili con le quali sempre sa stupire e coinvolgere un pubblico che accorre numeroso e curioso di ciò che il Corpo bandistico riesce ogni volta a forgiare. Un programma intenso e variegato ha conquistato la sala gremita del teatro San Domenico. La prima parte, tutta dedicata alla musica classica, è iniziata con l’esecuzione dell’Overture del Tancredi di Rossini, un doveroso tributo al maestro pesarese del quale ricorrono i 150 dalla morte, è stata poi presentata la vorticosa Danse Diabolique di Hellmesberger, il teologico Dies irae di Verdi e per concludere Ein morgen, ein mittag und ein abend in Wien di Suppè nel quale il dolce e suadente assolo del saxofono tenore è come il soffuso tepore di un fuoco che arde in un caminetto. La seconda parte ha visto come protagonista la musica d’oltreoceano con i suoi compositori più illustri: di Berlin abbiamo ascoltato There’s no business like show business e la famosa melodia natalizia di White Christmas, di Bernstein i multiformi e vivaci temi di West side story. Poi è comparso un pianoforte sul palco, poi anche una splendida pianista, il corpo bandistico era lì al suo posto, sopra tutti c’era il direttore Eva Patrini che ha dato l’attacco: il glissando del clarinetto solista ha annunciato la bellissima Rapsody in blue di Gerswin. Tutti siamo rimasti ammaliati dalla bravura di Beatrice Magnani giovane e talentuosa pianista di origini cremonesi e già esecutrice di fama internazionale, perfetta l’intesa con il direttore e l’orchestra, eccellente l’esecuzione di questo brano che mette a dura prova i suoi interpreti. Apprezzatissimo dal pubblico che ha applaudito entusiasta, è stato sicuramente questo il brano che più ha sorpreso e stupito. Un concerto dunque nel solco della tradizione ma che ha saputo incantare come quei fuochi d’artificio che vanno sempre più alti nel cielo e portano con sé in nostri sguardi e forse le nostre speranze, i nostri desideri, il nostro rimpianto per chi quei fuochi ha preparato con tanta meticolosa cura e li ha visti chissà da quale cielo! Commosso il ricordo che alla fine del concerto il presidente del Corpo Bandistico Giovanni Belloni ha fatto di Antonio Zaninelli che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno nel quale si è celebrato il 170 anno della fondazione; il vuoto e lo smarrimento sono stati grandi, ma la passione e l’amore che sempre Antonio ha avuto per la sua banda sono stati raccolti e portati avanti con grande forza e coraggio e sono il sigillo di ogni concerto.